martedì 6 febbraio 2007

La cocaina

Quello che riporto è per breve conoscenza della merda per il naso, visto che ne ho piene le palle di sentire di conoscenti, gente in generale che mi crepano porca puttana per mille problemi che possiate avere serve proprio incularsi con le proprie mani? E soprattutto se volete provare qualcosa di nuovo o il trend dell'anno ficcatevi un dito nel culo piuttosto no? Essere scemi è anche spaccarsi la testa da soli. Minchia nessuno dice nulla se vi fumate un petardo di mariu o se seccate 15 birre il sabato (alcol altro schifo ma più controllabile). E scusate lo sfogo personale ma non siamo così forti nel fisico come vogliamo far sembrare.

La cocaina è un alcaloide presente in natura soprattutto nella Erytroxylon Coca, arbusto presente e coltivato da millenni nelle zone andine dell’America meridionale (soprattutto in Bolivia e in Perù).
Nelle tradizioni e nei miti di varie civiltà delle Ande (soprattutto quella Inca) si trova traccia dell’uso rituale e sacrale della pianta, considerata dono della divinità del Sole per contrastare la sofferenza e infondere vigore alla civiltà locale.
Quando, caduto l’impero incaico nel 1532, le popolazioni si trovarono sotto il giogo dei conquistadores, l’uso della coca mutò significato. Da pratica attentamente disciplinata e limitata a particolari funzioni rituali e terapeutiche, amministrata dalle élite, il consumo di coca (sotto forma di foglie miste a cenere o calce tenute a lungo in bocca, oppure di infuso da bere) si tramutò in fenomeno di massa: gli indigeni, ridotti in schiavitù (e costretti a lavorare nelle piantagioni e in varie altre attività faticose sugli altopiani poveri di ossigeno), traevano dalle proprietà stimolanti e anoressizzanti della coca possibilità di contrasto ai morsi della fatica e della fame. Già a quei tempi le conseguenze sanitarie dell’estendersi del consumo non erano trascurabili: complicanze organiche e immunitarie sortivano dal contestuale uso della coca e dal contatto con nuovi virus e malattie provenienti dall’Europa.
Nella seconda metà dell’Ottocento la coca iniziò a diffondersi anche nel vecchio continente. Vari preparati sotto forma di bevande si affermarono sul mercato e per usi medici disparati: pozioni perlopiù destinate al trattamento della depressione, di varie affezioni nervose, del mal di gola, dell’impotenza, di febbri, dell’anemia, ecc. Il Vin Mariani, prodotto e commercializzato dall’omonimo farmacista, assurse alla fama di pozione della salute e vari personaggi di rilievo, nelle arti e nell’amministrazione del potere, ne apprezzarono le presunte virtù.
L’industria farmaceutica, naturalmente, non restò a guardare e progressivamente molti prodotti, perlopiù propagandati come tonici, si aggiunsero.La cocaina fu isolata dalla sua pianta madre nel 1860, da Albert Niemann. In quel periodo e per tutta la fine del secolo gli studi sulla pianta e sul suo alcaloide principale si intensificarono. Con l’approvazione dei governi ne furono avallate numerose applicazioni: per aumentare la produttività degli operai nelle fabbriche, per elevare il morale dei militari, o in medicina, per trattare disturbi nervosi, di eccessiva timidezza, o anche in tentativi di svezzamento dalla morfina. Tuttavia, anche gli sperimentatori più entusiasti dovettero ben presto misurarsi con le gravi conseguenze delle intossicazioni acute e croniche da cocaina: paranoia, allucinazioni, deliri, fino a veri e propri stati psicotici.
La cocaina ben presto diventò, allo stesso tempo, un grande fatto commerciale e un grande problema sanitario, relativamente alle intossicazioni e alle dipendenze procurate.
Nel 1914 la cocaina iniziò a essere sottoposta a misure giuridiche restrittive, in virtù delle quali ne fu mantenuta la liceità solo per circoscritti scopi terapeutici.
L’interesse della medicina per l’alcaloide della coca si spostò progressivamente dai suoi effetti sul sistema nervoso centrale a quelli anestetico-locali. Anche in quest’ultimo ambito, tuttavia, la cocaina è stata progressivamente soppiantata da altre molecole, prive di effetti neuro-psicologici significativi.
Nonostante i divieti di legge, l’uso della cocaina si è protratto, ed essa è tuttora una fra le sostanze d’abuso più diffuse. Da un consumo ristretto ad alcune élite sociali e intellettuali, la cocaina negli ultimi anni si è riproposta come fenomeno di massa. La sostanza viene assunta per via nasale (sniffata) e non sono rari i casi di gravi danni alle mucose e ai tessuti del naso, fino alla perforazione del setto. Oppure la cocaina viene consumata, ancor più pericolosamente, per mezzo di iniezioni endovenose.
L’uso di cocaina procura notevoli effetti sia fisici che psicologici, agendo su vari apparati dell’organismo umano: da un punto di vista cardio-circolatorio, la cocaina è un potente vasocostrittore e può determinare aritmie cardiache e collassi. In ambito respiratorio procura broncospasmi e iperventilazione. Agisce anche sugli organi preposti alla digestione, laddove gli effetti possono manifestarsi in gastriti, stitichezza, nausea, vomito. La cocaina determina inoltre aumento dell’attività muscolare che può esprimersi anche in tremori. Provoca dilatazione delle pupille e può anche essere responsabile di cefalee, ritenzione urinaria, sudorazione, brividi, inibizione dell’eiaculazione. Il quadro patologico comprende spesso la malnutrizione e la consistente perdita di peso. Non sono rare la riduzione dell’udito, del gusto, dell’olfatto, le riniti, le sinusiti, le tracheo-bronchiti, gli arresti respiratori, l’ipertensione arteriosa, gli infarti del miocardio, gli ictus cerebrali.
Caratteristici gli effetti della cocaina sulla psiche, che si traducono soprattutto in temporanea euforia e sensazione di benessere. A queste corrisponde la percezione di aumentata sicurezza e fiducia in se stessi e nelle proprie capacità (anche in quelle morali). La cocaina procura inoltre un consistente aumento delle capacità di azione, di concentrazione e una parallela diminuzione delle sensazioni di fatica fisica e mentale. Può incrementare il desiderio sessuale. Soggettivamente determina inoltre l’esaltazione del tono dell’umore. La persona sotto l’effetto della cocaina è in genere iperattiva, ipereccitabile, molto loquace, intraprendente, socievole e portata al movimento. In tali condizioni l’individuo sperimenta una sensazione di accelerazione dei processi cognitivi e di pensiero, che può manifestarsi anche in modo parossistico, fino ad espressioni esagerate di grandezza e di potenza, con deficit delle capacità critiche, comportamenti bizzarri, fino alle allucinazioni, a eccessi violenti e a stati psicotici conclamati.
L’assunzione di quantità elevate di cocaina (soprattutto per via endovenosa) può determinare il fenomeno dell’overdose, che si manifesta in una repentina depressione del sistema nervoso centrale dopo la stimolazione iniziale. Ciò può comportare paralisi muscolare, paralisi respiratoria e morte. Ad ogni modo l’overdose da cocaina è caratterizzata da una certa imprevedibilità e sembra legata a particolari condizioni di vulnerabilità individuale. A differenza che per gli oppiacei, non esistono antagonisti specifici per la cocaina, quindi il sovradosaggio può essere affrontato solo attraverso misure sintomatiche di supporto. Altri eventi fatali relativi all’overdose da cocaina, come già accennato, sono relativi a possibili ictus cerebrali e infarti cardiaci.
La cocaina ha la capacità di indurre, se assunta, assuefazione, tolleranza e dipendenza. A volte, riguardo alla cocaina, si tende a trascurare gli aspetti somatici della dipendenza, considerando soprattutto quelli psicologici (pur molto importanti). Invece esistono anche specifici meccanismi neurofisiologici che, a livello delle strutture deputate alla trasmissione degli stimoli nervosi, sono corresponsabili dei sintomi della dipendenza e dell’assuefazione. La tolleranza alla cocaina non sembra porsi in relazione all’aumento delle dosi (come nel caso degli oppiacei), ma all’incremento della frequenza d’uso. Lo sballo procurato dalla cocaina ha un effetto relativamente breve (variabile a seconda della modalità di assunzione): dai 30 ai 60 minuti; ciò spesso conduce a ripetute autosomministrazioni con brevi intervalli fra loro. I consumatori a volte si sottopongono a intensi periodi di consumo, caratterizzati da insonnia e scarso ricorso al cibo. Particolarmente penose le condizioni al termine di tali fasi high, seguite da quelle down: depressione dell’umore, agitazione, ansia, prostrazione, disorientamento, segnano la crisi di astinenza e molto spesso si traducono in rinnovata compulsione alla ricerca della sostanza.

La cocaina, che nella sua forma solubile è una polvere bianca, da iniettare o sniffare, può presentarsi anche sotto forma di crack, prodotto aggiungendo ammoniaca e cristallizzando. Le pietre così ottenute non sono più solubili e vengono fumate (se ne respirano i vapori ottenuti dall'esposizione a una fonte di calore), esplicando comunque un effetto molto rapido e intenso sull’organismo, paragonabile a quello dell’iniezione endovenosa.
Come per ogni altra forma di dipendenza, anche per affrontare quella da cocaina si richiedono forte motivazione personale e la disponibilità di adeguati sostegni psicologici, sociali, medici, di auto mutuo aiuto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ben detto max.. siamo tutti stufi di sentire che la gente muore per questa merda..una volta che sei morto..sei morto e non puoi più tornare indietro..pensateci bene prima di fare cazzate che potrebbero costarvi la vita Sonia